Lo storico Carnevale di Ivrea anche quest’anno è pronto ad aprire i battenti, come ogni anno. E’ una manifestazione unica nel suo genere, e andare “almeno una volta nella vita a partecipare al Carnevale di Ivrea” è la classica meta da raggiungere prima di compiere tot anni, non importa quanti! Ebbene sì, comunque, perchè questo è un evento che ha una risonanza mondiale incomparabile, anche per la sua originalità! Ed è uno spettacolo unico, che porta ogni anno nelle vie e piazze di Ivrea migliaia di persone pronte a tuffarsi nella leggenda, ma pronte anche a vivere un’ emozione indimenticabile ed irripetibile! Ma prima, facciamo un po’ di storia…
Ad Ivrea, sulla cima della rupe in mezzo alla quale scorre la Dora Baltea, c’era un castello arroccato e solitario, nel quale viveva un perfido tiranno. Questo tiranno aveva riempito i suoi sudditi di esose tasse ed angherie, tra cui anche l’obbligo di avere lo jus primae noctis su tutte le ragazze del villaggio che si dovevano sposare. Il popolo, costretto a subire queste umiliazioni, sia sociali che sentimentali, non riusciva però a ribellarsi a questa mostruosa cattiveria. Un giorno, però, una ragazza, Violetta, che era figlia di un mugnaio di Ivrea e che stava per sposarsi con Toniotto, giurò a se stessa che mai e poi mai sarebbe stata con quel mostro e decise di trovare una soluzione. Salì al castello e, si dice che riuscì a mozzare la testa del tiranno e a mostrarla con enorme fierezza dalla cima del castello. I suoi concittadini, fieri e felici, presero le armi e il coraggio, e fecero partire la rivolta contro le guardie del despota, e rasero al suolo l’intero edificio.
La giovane Violetta divenne un’eroina e la città ricorda il suo coraggio e la rivolta con questo particolare Carnevale, che viene tramandato fin dal Medioevo. Tutti, cittadini e visitatori, indossano una sorta di calza di tessuto rosso, fatta a cappuccio, reclinato su di un fianco, detto berretto frigio, che è il simbolo della ribellione del popolo alla tirannia, e che ha nella sua forma un ricordo della Rivoluzione francese. La protagonista, ancora oggi, del Carnevale di Ivrea è la Mugnaia; poi c’è il Generale, che vigila che la manifestazione si svolga correttamente; il Podestà, che si assicura che la città resti libera dalla tirannia… Poi ci sono i vari Rioni, che gareggiano l’uno contro l’altro, e che sono rappresentati dai Pifferi, dai Tamburi e dagli Abbà, che sono dieci bambini che rappresentano i Rioni della cittadina. Ma il vero evento che caratterizza la manifestazione del Carnevale di Ivrea ed il vero motivo per cui è così noto, è la Battaglia delle arance, che è la rievocazione della ribellione al tiranno. In questa impari battaglia, il popolino, rappresentato dai lanciatori di arance (aranceri) a piedi e senza nessuna protezione, va a lottare contro uomini coperti da elmi e che sono su carri trainati da cavalli che rappresentano gli antichi feudatari che si difendono. Questa lotta è epica e a terra restano quintali di arance distrutte, anche a rappresentare il sangue versato. Uno spreco enorme, ma da sempre l’organizzazione del Carnevale assicura che sono arance che sarebbero dirette al macero. Chi le ha provate, dice che, lividi bestiali a parte, le arance sono ancora molto buone… Una manifestazione che tutti ricordano, compresi i mass media, che provvedono a dare sempre il bollettino dei feriti di questa assurda, a detta loro, usanza… Ma non sempre quello che fa male, fa poi così male… E una volta nella vita, forse merita, nella sua originalità, di essere visto o vissuto in prima persona!